La memoria delle lacrime di Paola Bellini. Una pazza avventura fantasy per sopprimere la demenza reale

C’è un nuovo genere fantasy che si sta facendo sempre più strada: il new weird, un genere dalle atmosfere assurde, cupe e simboliche capace di aprirsi verso interessanti riflessioni socio-politiche e filosofiche.
A questo genere appartiene l’ultimo libro pubblicato dalla Blueberry fantasy edizioni, La memoria delle lacrime di Paola Bellini, un romanzo davvero sorprendente.

«La verità è che i miei concittadini hanno barattato la loro libertà e la loro cultura in cambio di una vita mediocre».

La memoria delle lacrime di Paola Bellini. La follia dittatoriale

Ad Aurlain, in un anno imprecisato, ha preso il potere lord Faintree; una sera gli uomini di Faintree fanno irruzione all’interno della libreria gestita da Oscar Rattigan con l’aiuto della giovane Lilian di cui Rattigan è anche tutore. Vista la fine vicina, Oscar spinge Lilian a salvarsi affidandole un misterioso volume; Lilian obbedisce e si avvia verso il magazzino della libreria ma qui l’attende un’ulteriore sorpresa: di colpo si trova catapultata nel giardino di una villa in cui non vi è più traccia della libreria di Oscar.
Varcata la soglia dell’imponente edificio, Lilian scopre un ambiente tetro e malinconico in cui vivono strani personaggi tra cui la pettegola specchiera Miss Mirror e il simpatico fantasma Philippe, ma nella villa non abitano solo loro.
Che questo cupo ambiente possa contenere la chiave per salvare Aurlain dalla folle dittatura di lord Faintree?
La figura di lord Faintree, infatti, non è altro che una metafora folle di quello che è realmente la dittatura. Una forma di governo che si pone l’obiettivo di limitare tutte le libertà delle persone al fine di poterle manipolare con facilità e plasmarle a loro piacimento, ma per fare tutto ciò è necessario impoverire soprattutto la mente della gente. Da questo presupposto nasce la volontà di lord Faintree di voler distruggere tutti i libri presenti ad Aurlain; se ben ricordiamo anche il regime nazista fece un atto simile quando bruciò tutti i libri scritti dagli autori ebrei, un modo per togliere ulteriore dignità a quelle persone.
Dunque, eliminare la cultura per uccidere la mente con conseguente decadimento dell’intera dignità dell’individuo, un essere vivente che si trasforma in un burattino che non è più in grado di decidere con la sua testa in quanto mosso dai fili di un burattinaio che sta al di sopra di tutti.

«Come puoi pensare che possa lasciare intatto un posto che istiga a pensare? Tutti devono sottostare a me! A me!».

Ci imbattiamo, dunque, in esseri folli desiderosi di onnipotenza pronti a sostituirsi persino a Dio.

Il dolore

Allo stesso tempo il romanzo di Paola Bellini presenta al lettore riflessioni filosofiche come quella che riguarda la morte ma soprattutto insegna a sopravvivere al dolore; inutile negare che esso faccia parte dell’esistenza dell’essere umano, bisogna viverlo o addirittura conviverci ma allo stesso tempo è necessario lasciarlo andare perché altrimenti si rischia di diventarne dipendenti. Ciò, di conseguenza, porta l’individuo ad essere chiuso verso il mondo esterno e sempre diffidente nei confronti degli altri.
Il dolore rende persino egoisti ma esso non riguarda solo una persona ma l’intera umanità, pertanto è necessario essere più indulgenti verso se stessi.

«Tu ami il tuo dolore, ma è un amore malato, di dipendenza, che ti tiene soggiogata a esso e non ti permette di respirare».

Questo romanzo è davvero piacevole: possiede tanti elementi del fantasy tradizionale con velati riferimenti a note fiabe, ma allo stesso tempo è speciale per i tangibili riferimenti alla realtà personale, sociale e persino politica. E se amate anche le sfumature romance, state tranquilli perché l’autrice non vi deluderà.
Infine, siccome è scontato che amate i libri, in questo romanzo troverete tanto su di essi così come sulla magia che scaturisce dal mondo dell’arte e da quello della musica.

«Se la morte c’è, io non ci sono. Ma anche qualora la morte mi venisse a strappar via da questa vita, non sarà lei ad averla vinta, poiché io continuerò il mio viaggio, solo in una forma che, attualmente, non conosco».

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