La casa in collina di Cesare Pavese. La guerra delle illusioni

Finita la Seconda guerra mondiale per molti scrittori italiani divenne quasi un’urgenza scrivere della guerra e della resistenza, fra di loro ci fu Cesare Pavese autore de “La casa in collina”: pubblicato nel 1948 il libro racconta la resistenza attraverso il tormento esistenziale del suo autore. Pavese si definì antifascista ma sul piano attivo, a differenza di molti suoi amici intellettuali, rimase estraneo alla resistenza.

La casa in collina di Cesare Pavese. Il tormento di sentirsi inetto

“La casa in collina” è tra i libri più noti di Pavese e ne sancisce pure la maturità artistica: il protagonista è Corrado, un insegnante di scienze presso una scuola di Torino. A causa della guerra, finito il lavoro, si reca in collina presso l’abitazione di una vecchia donna dove Corrado vive isolato e circondato dalla natura. Non si cura affatto delle attenzioni di Elvira, figlia della padrona di casa, e pur parlando e meditando sulla guerra la percepisce come qualcosa di estraneo alla sua esistenza.
Un giorno incontra Cate, una ragazza con cui aveva avuto una relazione anni prima e da cui forse ha avuto persino un figlio. Corrado finalmente sembra volersi aprire alla vita e alla lotta ma ci riuscirà davvero?
Se Leopardi è il poeta della illusioni potremmo considerare Pavese lo scrittore delle illusioni, in quasi tutti i suoi scritti i personaggi vivono di illusioni e il quarantenne Corrado non fa eccezione, oltretutto “La casa in collina” possiede molto di autobiografico. Pavese si considerò antifascista, frequentò molti amici che lo erano tra cui Leone Ginzburg eppure non si impegnò mai attivamente, nemmeno durante la Resistenza periodo in cui vivrà lontano dalla lotta presso le colline del Monferrato.

«Sono in campagna coi miei e lavoricchio nelle vicina città […] Mi ha ripreso il tormento […] Brutta cosa essere nelle grinfie della storia»– Cesare Pavese

Lo scrittore, dunque, vive durante un periodo storico complicato sentendosi inadeguato e inetto, questa sua vigliaccheria politica lo porta a riflettere pure sui suoi fallimenti personali, soprattutto amorosi.

La delicatezza delle colline

“La casa in collina”, dunque, fonde disagio politico e personale, la particolarità del romanzo risiede proprio in questo e Pavese descrive tutto in maniera pacata ed elegante; la resistenza è un elemento importante nel libro ma il vero protagonista è il tormento del protagonista Corrado.
Consapevole di vivere di illusioni, Corrado nei suoi pensieri avverte la necessità di dover modificare questo suo modo di essere ma in concreto non trova il coraggio per sbloccarsi.

«”Essere qualcuno è un’altra cosa”, dissi piano. “Non te lo immagini nemmeno. Ci vuole fortuna, coraggio, volontà. Soprattutto coraggio. Il coraggio di starsene soli come se gli altri non ci fossero e pensare soltanto alla cosa che fai».

Un altro personaggio illuso è quello di Elvira: la donna ama Corrado pur non essendo ricambiata e continuerà a illudersi per tutto il romanzo, anche lei dunque può essere considerata una proiezione dei sentimenti dell’autore; gli altri personaggi invece, soprattutto Cate, sono al contrario attivi e concreti simboleggiando gli amici attivi di Pavese.

«Devo dire- cominciando questa storia di una lunga illusione- che la colpa di quel che mi accade non va data alla guerra. Anzi la guerra, ne sono certo, potrebbe ancora salvarmi».

Il romanzo è abbastanza scorrevole ma alcuni elementi non appaiono molto chiari alla fine, il lettore deve cercare di dedurre da solo cosa possa essere successo ma penso sia una prerogativa dello stile di Pavese, anche ne “La bella estate” ad esempio ho trovato un finale abbastanza ambiguo ma da un punto di vista narrativo trovo “La casa in collina” nettamente superiore.
Quando “La casa in collina” esce viene pubblicato assieme un altro romanzo breve, “Il carcere” in una raccolta dal titolo “Prima che il gallo canti”. Il titolo allude alla vigliaccheria di Pietro il quale la notte dell’arresto di Gesù lo rinnegò tre volte: e vigliacco si considera Pavese durante la guerra e di conseguenza lo stesso Corrado.
Vi consiglio di leggere “La casa in collina”: Pavese, pur trattando un argomento spinoso, ci offre un romanzo delicato soprattutto nel tratteggio dei caratteri e nella resa degli ambienti.
Tra le colline Corrado si sente protetto persino dai bombardamenti più tremendi perché la natura in Pavese è anche il luogo dell’autenticità: Corrado forse sarà un debole solitario ma è autentico e non si sforza di apparire diverso.