Alla fine della giostra di Vincenzo Galati. Un giallo intrigante dalle sfumature umoristiche

Brillante, intrigante e divertente, così vorrei definire il nuovo romanzo di Vincenzo Galati, Alla fine della giostra edito dalla Oakmond publisching. Un giallo ricco di brio, merito del suo protagonista: Ghigo Dodero.

« “Credi che scoprirò chi ha ucciso Tania?” Lui scosse il testone: “ Neanche per sogno, Ghigo” rispose. “Nessuna probabilità al mondo.” “Cercherò di essere all’altezza della fiducia che riponi in me” dissi, e uscii.

Alla fine della giostra di Vincenzo Galati. La vita assomiglia a un vicolo

La vicenda si svolge nella bella Liguria ed è narrata in prima persona dal protagonista, il poliziotto Ghigo Dodero. Ciò rende lo stile molto divertente perché è ironico lo stesso protagonista che, come afferma lo stesso autore, potremmo definire un antieroe ed è proprio questa la particolarità principale di questo giallo.
Ma divertente non significa semplice: viene ritrovata morta la ballerina di un night club, Tania Smeraldo. Una ragazza dal passato complicato con la smania dell’ambizione che la spingeva ad arrivare sempre più in alto, una donna pronta a intrecciare relazioni anche con uomini potenti e in vista. Ed è proprio per proteggere un pezzo grosso che Ghigo Dodero viene interpellato, nell’ombra, per risolvere discretamente l’intrigato caso della morte di Tania Smeraldo.
In maniera ironica, dunque, l’autore porta alla luce la discrezione della giustizia ogni volta che in mezzo ci sono personaggi illustri, individui che devono essere sempre protetti dalle calunnie e dalle malelingue.
Dodero obbedisce ma agisce non tanto per proteggere la dignità dei “potenti” ma per senso di giustizia, perché Ghigo Dodero sarà pure un personaggio eccentrico ma è un uomo giusto.
Come dicevamo Ghigo Dodero è un antieroe perché ride dei suoi stessi difetti e dei suoi problemi personali, si caccia spesso nei guai trovandosi quasi sempre coinvolto in situazioni abbastanza pericolose (in questo mi ricorda tanto l’ispettore Coliandro) e non si accorge nemmeno che certi personaggi, a lui molto vicini, sono molto più disonesti di quel che sembra, ma la vita è piena di sorprese e non sempre sono positive. A questo proposito ho adorato la metafora del vicolo: sono stretti, bui e spesso tanto pericolosi perché non puoi scorgere fino in fondo quello che ci troverai, ma del resto la vita assomiglia tantissimo a un vicolo cieco, specialmente quando hai a che fare con un omicidio:

«Mi piacciono, i vicoli. Non si può mai sapere cosa ci si trova. Quelli erano pieni di sorprese».

Che dite, vi ho convinti a leggere il nuovo romanzo di Vincenzo Galati? Vi assicuro che vi conquisterà. Trovate Alla fine della giostra su Amazon ma non è finita qui perché l’autore ci ha pure concesso una simpatica intervista.

Quattro chiacchiere con… Vincenzo Galati

Secondo te perché i lettori dovrebbero leggere il tuo ultimo libro, “Alla fine della giostra”?
Ti dirò, Jennifer, dire che i lettori lo dovrebbero leggere mi sembra un po’ presuntuoso; oltretutto, da lettore, quando mi dicono che un libro va letto, io avverto un rifiuto incondizionato.
Un libro, a mio avviso, deve generare nel lettore la voglia di girare pagina, deve creare in lui la curiosità di scoprire come evolve la storia e cosa accade ai personaggi. Io posso solo augurarmi che questo libro possa creare in chi lo approccia quella curiosità che gli fa voltare pagina. Da parte mia, ce l’ho messa tutta affinché questo avvenga, ora la parola passa ai lettori.

Chi o cosa ti ha ispirato per la caratterizzazione di Ghigo Dodero, protagonista del tuo romanzo?
Io non mi ispiro mai a qualcuno o a qualcosa in particolare per la caratterizzazione dei miei personaggi, ma come quasi tutti quelli che si dilettano con la scrittura, sono un attento osservatore e pressoché quotidianamente, guardandomi attorno, trovo fonti di ispirazione. Tuttavia, per ciò che concerne nello specifico Ghigo Dodero, direi che lui è nato dalla voglia di creare un personaggio che potesse essere davvero uno di noi, lontano dai cliché dell’investigatore-eroe. Un personaggio in cui tanti si potessero riconoscere: un uomo umile, semplice, molto abile a cacciarsi nei casini e senza nessun santo in paradiso che gli dia una mano per venirne fuori. Dodero è un uomo che non scende mai a compromessi, uno a cui non piacciono i forti e, per indole, non si schiera mai con i vincenti, pagandone ogni conseguenza. De André lo avrebbe definito uno “che viaggia in direzione ostinata e contraria”.
Se dovessi trovare una definizione per lui, direi che è un investigatore sarcastico, sornione, genuino e agrodolce; servito in salsa fredda, alla ligure!

Come scrittore perché hai scelto proprio la strada del romanzo giallo?
Prima della passione per la scrittura, per me viene il vizio della lettura e da lettore più della metà dei libri che leggo sono gialli, quindi si è trattato di assecondare un mio interesse in maniera naturale, un trasporto non ragionato.
Io ho sempre scritto ma fino a una quindicina di anni fa, non mi balenava neppure lontanamente l’idea di cimentarmi con un romanzo, poi un giorno mi sono detto: “Dai, proviamo, vediamo cosa ne viene fuori” una sorta di sfida personale; fatto sta che da allora non ho più smesso.

Domanda d’obbligo a questo punto: quali sono i tuoi romanzi gialli preferiti?
Quanto tempo abbiamo? Scherzi a parte, non ho dei romanzi preferiti bensì, più in generale, degli autori, ma sono tanti, troppi.
Io vado a periodi, negli ultimi anni sto leggendo molti giallisti italiani contemporanei, da Valeria Corciolani ad Alice Basso, da Marco Malvaldi a Gianni Biondillo, da François Morlupi ad Alessandra Carnevali ma la lista sarebbe lunghissima.

Darai ancora, in futuro, la possibilità d’ investigare a Ghigo Dodero?
Vi faccio una rivelazione in anteprima: ho già scritto un secondo romanzo con Ghigo Dodero come protagonista, però, intanto vediamo come i lettori accoglieranno questo primo episodio, poi si vedrà.

Se non scrivessi più gialli, quale genere ti piacerebbe approfondire?
Da lettore, un’altra mia passione sono i romanzi umoristici, soprattutto quelli inglesi, adoro il british humour.
Il romanzo umoristico è un genere che in Italia viene poco considerato, contrariamente a ciò che accade nel mondo anglosassone. Quando parlo di romanzo umoristico non intendo i libri scritti dai comici che spesso sono una raccolta di testi da stand up comedy. Il romanzo umoristico è cosa ben diversa, più complessa e articolata: un conto è mettere assieme una serie di gag, un altro è creare una storia con umorismo da contenuto più che da battuta. In Italia abbiamo un maestro del genere, che se la batte bene con i suoi colleghi d’oltremanica, parlo di Francesco Muzzopappa, un vero e proprio geniaccio.
Tutto questo lungo preambolo per dire che, se dovessi pensare a una nuova sfida con me stesso, cimentandomi come autore in un genere diverso dal giallo, mi piacerebbe provare con il romanzo umoristico. Chissà… magari in futuro…