Gli invendibili di Chiara Mazzotta. Una folle vendetta

La vendetta non è solo un danno materiale ma soprattutto morale in grado di provocare dolore a distanza di molto tempo, anzi più passa il tempo più la sofferenza si accentua. Il desiderio di vendetta si giustifica con la necessità di pareggiare un torto subito, ma alla fine rasenta solo picchi di follia che distruggono intere esistenze innocenti; queste sono le premesse per il thriller di esordio scritto da Chiara Mazzotta: “Gli invendibili”

«Si potrebbe dire che la sua mission è la sopravvivenza; l’obiettivo è arrivare a fine giornata e le regole fondamentali sono: non esporsi, non creare legami, non dare motivo alcuno per ricevere richiami o punizioni».

Gli invendibili di Chiara Mazzotta. Un sistema senza identità

Nel 2000 quella che doveva essere semplicemente una storia d’amore fra una quindicenne, Maddalena Rinaldi, e un diciottenne, Niccolò Santini, entrambi amanti dello sport, si trasforma in una tragedia; la ragazza sparisce misteriosamente e viene data per morta, del suo decesso viene accusato proprio Niccolò il quale, una volta arrivato all’istituto di Igiene mentale, tenterà persino il suicidio. Ma cosa è successo realmente a Maddalena, è davvero morta?
L’inizio del romanzo è un po’ confusionario perché si alterna tra presente e passato, tuttavia dopo un po’ si capisce che proprio tale espediente serve a dare alla trama maggiore suspense, elemento fondamentale per un thriller. La parte iniziale del libro, inoltre, immerge subito il lettore in un ambiente cupo dove ci sono tanti individui senza identità: sono solo numeri privi di una vera vita e di emozioni.
Pian piano si arriverà a scoprire una terribile piaga della nostra società, qualcosa che suscita orrore al solo pensiero: la vendita di neonati a coppie che non sono in grado di avere figli, bambini che devono essere in salute e perfetti perché altrimenti risulterebbero invendibili. Bambini nati da madri che per il mondo non devono più esistere, per questo motivo accolte nel “Sistema”. Un commercio spietato che avviene sotto gli occhi di tutti ma di cui nessuno sembra accorgersi.

La centralità di alcuni personaggi

La trama si sofferma soprattutto su tre personaggi: Maddalena, Niccolò e lo spietato Joseph Lorence; con quest’ultimo, in particolare, torneremo indietro fino agli anni settanta, gli anni in cui affondano le origini della sua vendetta, un misto di ragioni personali e di potere che lo porteranno a diventare un mostro, senza dubbio una parte del romanzo abbastanza interessante in cui si parlerà molto dell’importanza dei soldi, del successo e della necessità di affiancarsi alle persone giuste mettendo in disparte anche i sentimenti.
Accanto Lorence c’è un altro personaggio: Petrucci, il braccio di Lorence, malvagio quanto lui per ottenere fama e potere ma che capirà, almeno, di esserlo disgustandosi di se stesso. Forse il suo sarebbe stato un personaggio da analizzare molto di più nel libro, ne sarebbero venuti fuori altri scenari interessanti.

«Il braccio ha torto quanto la mente. Ma è arrivato il momento di tagliare quel cordone ombelicale malvagio e crudele».

Ho amato molto la storia di Niccolò, in particolare il suo difficile reinserimento nella società, una realtà che lo considera colpevole di un efferato omicidio. Purtroppo anche i genitori, a poco a poco, lo hanno lasciato solo evitando di andare a trovare in Istituto per portargli il loro conforto genitoriale, forse per vergogna o forse solo per perbenismo. Allo stesso tempo, però, con l’aiuto di Giulia, un’assistente sociale, Niccolò scopre se stesso. A suo parere, in passato, lui doveva apparire sempre perfetto e vincente in tutti i contesti per la società e per tutti coloro che gli stavano vicini, genitori compresi. Ora ha la possibilità di essere autentico senza dover compiacere nessuno.
Ma per rinascere completamente, però, Niccolò dovrà sbrogliare l’ingarbugliata matassa che si cela dietro la scomparsa di Maddalena: sarà una parte ricca di suspense con tanto di colpo di scena finale; Chiara Mazzotta è stata molto brava a portare il lettore verso una direzione considerata esatta ma… si c’è un ma e tocca a voi scoprirlo!

«Sentono il sapore della libertà […] Anche se questo significa che chiuderanno gli occhi per sempre. Sono d’accordo su una cosa “Meglio morire, che essere schiavi del Sistema”».

Quattro chiacchiere con Chiara Mazzotta

Quando hai capito che la scrittura avrebbe avuto un ruolo importante nella tua vita?
L’ho capito più o meno in terza elementare, quando ho cominciato a scrivere poesie per la mia famiglia.
Cosa ti ha ispirato per la stesura del tuo primo romanzo “Gli invendibili”?
Sembra assurdo, ma è stato un sogno. In una sola notte ho sognato i personaggi e la trama.

Il tuo è un romanzo crudele e complicato ma sei stata brava a costruire una trama strutturata e credibile: secondo te qual è il motivo principale per cui bisognerebbe leggere “Gli invendibili”?
Credo che sia un libro in grado di dare una chance alle seconde possibilità. I personaggi sono tutti persi o bloccati, e non hanno fiducia nel futuro. “Gli invendibili” mostra come invece ognuno di noi possa, con un po’ di sforzo, dare una nuova direzione alla propria vita.

Durante la stesura del tuo romanzo ci sono state parti che ti hanno creato difficoltà?
Sì, in particolare non riuscivo a trovare la giusta combinazione di spazio/tempo per far “evadere” gli invendibili. Mi sono chiesta a lungo come poterlo fare senza cadere in tecnicismo noiosi.

Come lettrice, qual è il tuo romanzo preferito e perché?
Sono appassionata di thriller, ma il mio romanzo preferito è “Vento di magia” di Marianne Curley, un fantasy young adult. L’ho scoperto quando avevo solo sedici anni e l’ho riletto credo almeno venti volte. Mi fa sognare e sperare al fianco dei protagonisti, ogni volta come se fosse la prima.

Nel tuo futuro vedi ancora la scrittura? Se si, di cosa ti piacerebbe scrivere?
Onestamente ho già iniziato a lavorare su un nuovo romanzo. Sempre del genere thriller, ma un po’ più crudo.
Ho anche altri lavori nel cassetto che aspettano di uscire: un noir e un saggio.