Il taccuino, l’acchiappasogni e l’eyeliner dorato di Simon Schiele. Giovani pieni di sogni si muovono in una società critica

Frizzante, perfino ironico ma molto profondo; questo mi sembra il modo giusto per introdurre il nuovo romanzo di Simon Schiele, Il taccuino, l’acchiappasogni e l’eyeliner dorato edito dalla casa editrice Pinguino Libri, un romanzo con protagonista la generazione Z, quella tecnologica che con un semplice clic può tutto, eppure allo stesso tempo deve fare i conti con le innumerevoli incertezze relative al futuro.

«I vent’anni sono gli anni dell’ansia, non c’è dubbio […] non siamo grandi ma non siamo piccoli, dovremmo guardare al futuro eppure continuiamo a pensare al passato, andiamo in crisi, piangiamo, ci sentiamo stretti nelle nostre vite provando odio per l’adolescenza prolungata che siamo costretti a vivere».

Il taccuino, l’acchiappasogni e l’eyeliner dorato di Simon Schiele. Un monito ai giovani italiani

La vicenda del romanzo si svolge nell’elegante Torino e vede tre giovani protagonisti, tutti appartenenti alla generazione Z: la romantica Lila, lo strafottente Zephyr e il sognatore Marco.
Attraverso le loro vicende personali, destinate a intrecciarsi, viene fuori un ritratto di quello che è la nostra Italia oggi con i suoi pregi ma soprattutto con i suoi difetti.
Ci si sofferma, per esempio, sul fatto che ormai l’Italia è un paese vecchio perché i giovani, non trovando vere opportunità per il futuro lavorativo, continuano a lasciare la loro patria per realizzarsi altrove, allo stesso tempo però vengono rimproverati gli stessi ragazzi: forse dovrebbero combattere di più per mutare le sorti dell’Italia?
Sicuramente viaggiare è importante, diventa fonte di nuovi stimoli e aiuta a crescere ma è necessario dover arrivare al punto di abbandonare per sempre il proprio luogo di nascita? È significativo che tale riflessione, nel libro di Simon Schiele, provenga dall’unico protagonista straniero, Zephir. Ciò, a mio parere, avvalora l’idea che il romanzo voglia in qualche modo incitare la generazione Z a cambiare le sorti del proprio paese.

«Per me l’Italia è un paese per vecchi proprio perché la gente lo lascia. Bisogna restare qui, invece. Restare qui e combattere perché cambino le cose che non vanno».

Un’epoca omologata e materialista

Non possono mancare i riferimenti alla tecnologia, naturalmente anche qui c’è una leggera nota polemica: con pochi clic possiamo conoscere tutto e stare in contatto con chiunque, tuttavia il rischio è che i rapporti umani continuino a deteriorarsi a favore di un’esistenza virtuale che può essere eccitante ma anche tremendamente solitaria.
L’epoca dell’apparire e del materialismo, fomentata dall’uso massiccio dei social, finisce per avere la meglio sull’essere, su ciò che è bello e differente in ognuno di noi. E questa omologazione forzata finisce per avere ripercussioni anche sul mondo della letteratura o su quello dell’arte.

«Insomma, l’arte non è più arte. È diventata materialismo. Siamo nell’epoca dello sfoggio, dopotutto. Con i social e il resto. E non c’è niente di più materialista che sfoggiare. L’arte dovrebbe essere interiorità, invece».

I tre protagonisti del romanzo sono molto interessanti, forse Marco poteva avere più spazio nella narrazione ma quello che ci vuole comunicare arriva comunque al lettore; Zephyr sembra irritante eppure possiede, probabilmente, il vissuto più importante. Con Lila e la sua famiglia riderete pure.
Vi affezionerete ai tre protagonisti e il romanzo vi appassionerà: si legge con piacere, ci diverte, forse anche sognare e allo stesso tempo ci permette di riflettere in maniera seria.

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E per finire…

Quattro chiacchiere… con Simon Schiele

Cosa ha fatto nascere in te l’ispirazione per scrivere la trama del tuo nuovo libro “Il taccuino, l’acchiappasogni e l’eyeliner dorato”?
I miei vent’anni, l’università, la ricerca del lavoro, i primi grandi amori.

Quali aggettivi useresti per descrivere il tuo romanzo?
Ho fatto un reel a riguardo, ma ora non ricordo quali avevo scelto. A caldo direi giovane, sincero, turbolento (come turbolenti sono i vent’anni).

Gli elementi citati nel titolo, per te, hanno un significato particolare?
Be’, sono gli oggetti chiave dei personaggi del romanzo. Taccuino per Marco, Acchiappasogni per Zephyr e Eyeliner per Lila. Sono rilevanti anche per la trama: Zeph perde la via quando perde l’Acchiappasogni…

Quale personaggio del tuo libro hai più amato caratterizzare e perché?
Zephyr. Dovevo renderlo fastidioso, arrogantemente fastidioso, ma non troppo perché ha anche dei motivi per essere com’è.

Quale personaggio, invece, ti ha creato qualche problema durante la stesura?
Nessuno onestamente. Sono tanti anni che scrivo, oramai (da quando avevo 14 anni!) Sotto quell’aspetto sono rodato.

Il tuo romanzo è anche un omaggio alla città di Torino: tu cosa ami del capoluogo piemontese?
È la mia città, ci sono nato, cresciuto e lì ho i miei ricordi migliori. Non so come farei senza Torino.

Dal tuo libro vengono fuori diverse problematiche che affliggono i giovani di oggi: quale questione, tra quelle trattate, ritieni debba essere maggiormente approfondita nella nostra società?

La mancanza di una guida per questi ragazzi. L’università non ti guida, i genitori non ti guidano, la società non ti guida… Siamo costretti a trovarci la strada da soli, anche facendo molti errori. Magari è sempre stato così, ma non è detto che debba essere così per sempre. Dovremmo superare il calcio in culo che ti abbandona al mondo là fuori. Specie per persone come Zephyr, fragili, che rischiano di affogare.

All’orizzonte c’è già un nuovo libro o comunque una trama che sta prendendo forma?
Sto lavorando al terzo libro della mia saga fantasy, quello conclusivo. Dopo La città celata, La triste notte, c’è La stirpe antica. Ecco il titolo in anteprima!