Nanà- La strada verso casa di Olga Tree. Una casa chiamata cuore

Ci sono libri che, prima ancora di essere letti, sai già ti scalderanno il cuore con la loro semplicità e con la loro profondità; Nanà- La strada verso casa– edito dalla PubMe per la collana Segreti in giallo, Belle Époque e Un Cuore per cappello- è proprio uno di questi libri, una vera coccola per l’anima.

« […] è giusto che ciascuno compia il proprio percorso, senza forzatura, per scoprire la propria felicità».

Nanà- La strada verso casa di Olga Tree. La vera bellezza è data dall’altruismo

Protagonista del romanzo è la giovane Nanà; la fanciulla vive felice e spensierata con Ettore e Nenè, i due genitori che, appena nata, l’hanno trovata abbandonata e subito accolta nella loro umile casa traboccante di amore e affetto.
Un giorno di pioggia, però, uno strano tizio chiede ospitalità presso l’amata casa di Nanà ma il maltempo è solo una scusa: l’uomo è venuto per rapire Nanà. Chi è costui? Qualcuno, quindi, vuole fare del male alla giovane Nanà?
Il romanzo di Olga Tree, pseudonimo di Chiara Vincenzi, è un miscuglio ben riuscito di più generi: un po’ fiaba, un po’ romanzo d’avventura, un po’ romanzo di formazione. Nanà, inoltre, ricorda tanto le amate eroine degli anime andati in onda negli anni Ottanta, storie profonde e ricche di sani valori, tutto questo personalmente mi ha fatto amare subito questa storia e sono certa succederà anche a voi.
Le avventure della protagonista vertono tutte attorno al concetto di casa, percepita non soltanto come una struttura fatta di pareti e fondamenta ma soprattutto come un porto sicuro in cui sentirsi protetta e amata, un luogo in cui imparare a essere altruisti e benevoli verso il prossimo soffocando l’egoismo, un vero male per qualsiasi epoca e per qualsiasi società.

«Il luogo casolare in cui tornare, dopo un tortuoso percorso, altri non è che il proprio cuore. Tu sei la casa in cui accogliere e custodire un cuore felice».

Nella storia, infatti, viene rivolta un’importante critica verso la bellezza esteriore e il potere: in apparenza sembrano due fattori in grado di rendere felice chiunque, eppure sono elementi fragili che hanno il solo potere di indurire il cuore delle persone con conseguenze che possono essere fatali non soltanto per loro ma per l’intera comunità.
E ritorniamo così al cuore, il motore pulsante dell’intera storia di Nanà: un cuore felice si nutre di sentimenti autentici e di semplicità, un cuore così è in grado di rendere migliore l’umanità.

Elementi evocativi e simbolici

Tra gli altri temi trattati abbiamo il rapporto tra figli e genitori non più giovanissimi (ma davvero l’età è importante quando c’è amore?), lo sfruttamento lavorativo minorile (qui ho rivisto un’eco del mio amato Dickens) e l’accettazione di se stessi.
La narrazione procede fluida e sono adorabili ed evocative le varie descrizioni ambientali fin dall’inizio:

«Un raggio di sole in un inverno ancora freddo e umido e che non voleva cedere il posto alla primavera. […] non nevicava ma pioveva. E i contadini non si scoraggiavano: sapevano ascoltare la Natura e consideravano quella pioggia un dono per i nuovi germogli e i futuri raccolti. Tra non molto le praterie si sarebbero colorate di verde smeraldo e i campi di giallo oro, dicevano, e le fronde degli alberi riempite di piccole gemme con la volontà di aprirsi a nuova vita».

Una curiosità interessante riguarda l’età della protagonista che ha 15 anni; l’autrice, appassionata di numeri e dei relativi significati, ha scoperto che il numero 6 (ottenuto dalla somma dei numeri 1 e 5) simboleggia l’equilibrio famigliare, di conseguenza è il numero giusto per rappresentare la casa e gli affetti più cari.

Quattro chiacchiere con… Olga Tree

Concludiamo, infine, con un’intervista gentilmente concessa dall’autrice (è anche illustratrice, infatti lei ha progettato la copertina e i disegni interni al libro) nonché con una curiosità che spiega l’origine del suo pseudonimo:

Cosa, o chi, ti ha ispirato per la stesura del tuo romanzo Nanà- La strada verso casa?
Non è semplice rispondere poiché più che ispirata direi spinta a scrivere questo libro. Intendo dire che, in generale, quando mi approccio alla stesura di un nuovo racconto, tutto nasce da una porta interna che inizia ad aprirsi: dietro a questa, si cela una stanza contenente delle emozioni che fino ad allora sono rimaste lì, contenute in essa, e mai uscite prima perché in fase di elaborazione. Confido così che la stesura è iniziata molti anni fa, quasi una decina, per poi lasciarla decantare per lavorare ad altro. In quel periodo, tuttavia, stavo vivendo una situazione un po’ “buia” dentro di me, in cui mi sentivo ingabbiata. Chiara – Nanà aveva dunque bisogno di ritrovare se stessa, la sua strada. Ma questo racconto è sempre rimasto dentro di me: sentivo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di maturazione giusto per rileggerlo, terminarne la stesura e quindi proporlo.

Per la caratterizzazione della casa di Ettore e Nené ti sei affidata alla fantasia oppure in essa rivive qualche luogo a te caro?
Sono nata in campagna e tuttora vivo a stretto contatto con la natura. Per le ambientazioni mi sono sempre affidata a ciò che ho vissuto sin da bambina e le emozioni che gli angoli naturali mi hanno suscitato. Quando descrivo un paesaggio o un luogo interno uso il filtro dei sensi cioè racconto ciò che mi arriva attraverso la vista, l’olfatto, l’udito… o il filtro del cuore. Allo stesso modo, la casa dei cari Ettore e Nenè non è un luogo fisico particolare a cui mi sono ispirata, è piuttosto la descrizione di ciò che ho immaginato mentre mi chiedevo, scrivendo, come fosse se essa esistesse davvero. Quindi, il calore emanato inteso come accoglienza, la gestione dei lavori e delle mansioni condivise dalla coppia e così via.

Domanda d’obbligo: per te casa cosa vuol dire?
Casa è dove brilla il Cuore! Potrebbe trattarsi di un luogo, di una persona, di un sogno da realizzare, insomma tutto ciò che risuona con noi e che ci fa vibrare di una sana gioia. Ma se mi fermassi qui, ti direi che questa è una risposta che si affaccia all’esterno. E soprattutto incompleta.
Volendo fare un discorso che va oltre il significato tangibile, infatti, per me casa è il cuore stesso ovvero il nostro centro, è dentro di noi. È lo stato d’amore puro e genuino, la nostra vera essenza, che chiede di risplendere e di abbracciare l’altro. È un percorso da compiere, è un ricordo da rispolverare.
Tornare a casa è una strada che la vita ci chiede di fare alla scoperta di un luogo che è custodito in noi, appunto, per così comprendere chi siamo e manifestare la nostra vera e luminosa essenza. Non è semplice, ma nemmeno impossibile. Sta a noi la scelta, ogni giorno, come dirigere la rotta.

Quale parte del tuo romanzo hai più amato scrivere? Qualcosa, invece, ti ha creato problemi durante la stesura?
Comincio dall’ultima domanda: Problemi riscontrati? Potrei rispondere ni. Come detto all’inizio, ho iniziato a scrivere il romanzo tempo addietro, poi interrotto, perché avevo capito che dentro di me doveva attuarsi una trasformazione, e soprattutto maturazione. Solo in un secondo momento avrei potuto riprendere in mano il romanzo e terminarlo. Il richiamo verso Nanà, dunque, c’è sempre stato. Di fatto, ho amato tutto dello scritto, poiché è stato un bellissimo e personale viaggio di evoluzione.

Tu sei anche un’illustratrice: quando senti il bisogno urgente di esprimerti scegli il disegno o la scrittura?
Il disegno è stato il mio primo grande amore. I colori mi hanno circondata fin da bambina. In seguito, ho poi riscontrato personali difficoltà anche a livello economico, non lo nego affatto: portare avanti questa passione con l’obiettivo di trasformarla in una professione non è semplice. Invece, dopo tanti studi e molti lavori di tutt’altro tipo, la vita mi ha portato a compiere questa bellissima missione: fare l’illustratrice. Se dunque il disegno è divenuto il mio campo di lavoro (che adoro), scrivere è divenuto il mio contenitore magico ed emotivo a cui affidare i miei pensieri. Non potrei vivere senza l’uno e l’altro. Sono le mie due meravigliose guide.

Quando non scrivi, quale genere di libri ami leggere?
Mi piace spaziare su vari generi: dal giallo “classico” (il mio personaggio preferito è Sherlock Holmes del grande Conan Doyle) alle letture di genere narrativa e fantasy (urban, romance); tra i miei autori preferiti potrei citare Roald Dahl, Neil Gaiman, Daniel Pennac e Saundra Mitchell. Ma sono anche molto romantica, lo ammetto, quindi un bel romanzo rosa ogni tanto ci sta, per non parlare dei meravigliosi libri illustrati che arricchiscono la mia libreria (Beatrix Potter, Rebecca Dautremer per citare qualche nome).

Olga Tree è il mio alter ego: l’idea che il libro sarebbe potuto uscire, in attesa dell’approvazione del testo, unito al nome di una cara e remota signora ha preso sempre più piede nella mia testa. Ho cominciato a spulciare e a cercare (sempre nella mia testa) e ora Olga la vedo così: come in una stampa d’epoca color seppia e sgualcita dal tempo, china alla sua scrivania con inchiostro e pennino ( eh, ovviamente perché dovrebbe guardare l’obiettivo, c’è sempre tanto da scrivere). Insomma, mi sembrava perfetta per la linea vintage della collana e, dopo il suo accoglimento, eccomi qui: Chiara… Olga Tree.

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Pronti a farvi scaldare il cuore?

Ringrazio l’autrice per la foto inserita nell’articolo e per la sua disponibilità.